Chikanobu, stampa originale Preparativi per la processione di un daimyo al Palazzo Chioda,1895-1897

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Artista: Chikanobu (1838 – 1912)
Titolo:Preparativi per la processione di un daimyo al Palazzo Chioda, 1895-97
Serie: L’esterno del Palazzo Chiyoda  (Chiyoda no on-omote) 
Nishiki-e Silografia a colori
Formato : oban tate-e (mm. cadauna 250x 365 c.a.)
Edizione: Meiji (1895 -1897)

Stupendo trittico composto da tre pannelli separati dai colori tenui. Le tre xilografie sono impresse su carta del Giappone (washi) databili nella seconda metà del XIX secolo. In ottimo stato di conservazione con meravigliosi dettagli : ombreggiature nel cielo, tocchi di brunitura nelle lanterne e una leggera spolverata di mica su tutta la superficie.

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Descrizione

Descrizione:

Magnifica scena della processione di un daimyō che arriva all’ingresso del palazzo dello shogun mentre cala la sera. Al centro dell’immagine si possono osservare un gruppo di nobili feudali giapponesi seduti su una stuoia, e un altro gruppo che attraversa il ponte fino all’imponente entrata del castello di pietra. Nella scena a sinistra un funzionario militare abbevera il suo cavallo, mentre un’altro mette una candela accesa dentro una lanterna di carta pieghevole. Un grande falò brucia dietro di loro, proiettando un bagliore arancione sulla folla che guarda mentre il fumo si espande nel cielo. Questa scena di vita della Corte durante lo Shogunato Tokugawa, immersa nel buio serale, da una parte crea un’atmosfera di sospensione e  attesa e dall’altra parte un’atmosfera di movimento e forza.

Note:

Il Sankin Kōtai , “presenza alternata” era un sistema di controllo politico-amministrativo ideato dallo shōgun Tokugawa Hidetada (1579-1632), successore di Tokugawa Ieyasu.

La legge dello shogun – La legge sanciva che ciascun daimyō (signore feudale) costruisse una casa nel capitale, Edo (l’odierna Tokyo), e vi abitasse ad anni alterni: un anno nei propri possedimenti e un anno a Edo. I componenti della famiglia del daimyo dovevano invece rimanere per tutto il tempo nella capitale. Così facendo lo shōgun, che aveva la propria corte a Edo, si assicurava continuativamente il diretto controllo dei signori feudali giapponesi: metà costringendoli ad abitare alla propria corte e l’altra metà controllandoli, nell’anno in cui tornavano ad amministrare le loro terre, indirettamente, attraverso la presenza a corte dei loro famigliari.

La legge richiedeva inoltre che nel viaggio dai propri possedimenti fino a Edo ciascun daimyo portasse con sé tutta la pletora dei propri subalterni. Naturalmente le dimensioni del seguito dovevano essere direttamente proporzionali alle ricchezze del signore feudale e così anche le spese per il trasferimento; tutto ciò allo scopo di impedire che i daimyo avessero abbastanza denaro per finanziare un’eventuale rivolta.
Il viaggio di un daimyo era uno spettacolo impressionante, poiché doveva manifestare simbolicamente il potere e l’autorità del nobile. Tali “processioni” erano annunciate con largo anticipo per consentire alle stazioni di sosta e alle locande di rifornirsi di generi alimentari e di preparare adeguati alloggi. La strada principale di questo “pellegrinaggio” annuale era la Tokaido, che congiungeva Edo a Kyoto seguendo il litorale.